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Un’altra figura importante per me è stata Sandro Bucchi. Sin da quando ero ragazzo abbiamo iniziato a giocare e – senza paura di esagerare – penso possa essere definito come il più forte giocatore dei campetti. È arrivato fino alla serie B, ma – se avesse voluto – avrebbe raggiunto traguardi ben più alti….
Gli anni passati sui campetti assieme a Sandro mi hanno forgiato, temprato, migliorato e motivato in vista di quella che sarebbe stata la mia carriera da professionista: l’1vs1 era molto più faticoso e difficile rispetto alle partite sui parquet.
Aver “combattuto” per estati intere col caldo afoso, sopra il duro cemento “condito” dalla sabbia che rendeva il suolo una patina scivolosa e il vento che deviava la direzione del pallone (oltre che farti lacrimare gli occhi) è stata la cosa più allenante, divertente e stimolante che abbia mai fatto.
In quegli anni eravamo davvero tanti a condividere questa passione. Nonostante Rimini fosse diventata un concentrato di campi da gioco, il sabato e la domenica rischiavi di aspettare ore prima che fosse il tuo turno, infatti bastava arrivare in ritardo o non riuscire a vincere per rimanere a bordo campo.
Negli anni successivi, purtroppo, i mitici campi da gioco che avevano contribuito a creare miti, leggende e storie di sfide incredibili, lentamente ma inesorabilmente scomparvero, cadendo così nel dimenticatoio. Quest’anno però qualcuno si è avvicinato e mi ha detto: “Carlton, hai visto il nuovo campetto che hanno fatto?”.
Ecco, ora inizia la seconda avventura della mia vita”.
Buon campetto a tutti!